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2.1 Proiezione tradizionale e digitale

Per proiezione cinematografica si è sempre inteso quel procedimento, brevettato da Auguste e Louis Lumière nel 1884, che ha mantenuto inalterato da allora il proprio funzionamento di base: la pellicola fotochimica, composta da una sequenza ininterrotta di fotogrammi, scorre di fronte ad una fonte di luce che ne proietta l'immagine su uno schermo attraverso una lente, con una frequenza regolata da un meccanismo di avanzamento.

Nel corso degli anni si sono susseguiti nuovi procedimenti e miglioramenti mirati a risolvere i problemi delle prime pellicole, come l'alta infiammabilità, la fragilità e la scarsa persistenza nel tempo.

Sul finire del XX secolo, le cui immagini più significative sono state impressionate proprio su pellicola, si è avviato il dibattito intorno all'avvenuta obsolescenza di tale supporto.

La pellicola ha delle limitazioni congenite, connaturate al legame insolubile tra le immagini che contiene e il suo corpo materiale: l'oggetto film si usura ad ogni uso, non è garantito contro il tempo, tiene impressa la colonna sonora accanto alle immagini senza che esista la possibilità di particolari riadattamenti.

Inoltre la pellicola, raccolta in contenitori che le hanno conferito il soprannome di "pizza", deve essere consegnata via corriere espresso dai laboratori di stampa ai magazzini dei distributori, fino alle sale, da cui dovrà poi essere ritirata. Spedizione e stoccaggio hanno una certa incidenza sui costi complessivi che il distributore deve sostenere.

Il processo che permette al film di arrivare alle sale è detto distribuzione: il termine indica l'insieme di procedimenti e di attività di natura economica che trasportano il film dal suo luogo d'origine, ovvero la produzione, alla sua destinazione, vale a dire le sale e i luoghi del mercato dell'home video. La distribuzione non va quindi confusa con la semplice attività di consegna.[19]

La distribuzione di un film richiede quindi che sia fisicamente disponibile una copia del film per ogni schermo su cui lo stesso deve essere presentato.

Poiché il costo di stampa di ciascuna copia è elevato, oscillando in media tra i 1.500 e i 2.000 dollari, solitamente si stampano un numero limitato di copie. Per un film mainstream vengono in media spedite in tutto il mondo dalle 2.000 a alle 7.000 copie. La sola stampa delle pellicole ha un costo totale pari mediamente al 2-3% del totale degli incassi.[20]

Inoltre l'apparato distributivo richiede che le pellicole vengano spostate di sala in sala, seguendo un sistema di rotazione che spesso sfavorisce gli esercenti minori.

 

Tutte queste problematiche, in congiunzione con il perfezionamento delle tecniche di proiezione digitale, hanno dato inizio ad una progressiva diffusione di tali sistemi presso le sale cinematografiche.

Con l'espressione Digital Cinema, o D-cinema, si intende la distribuzione digitale di film in alta risoluzione destinati alle sale di proiezione – infatti la pellicola non è contemplata come supporto di distribuzione di prodotti digitali.

 

L'innovazione è resa possiblie grazie all'invenzione e al perfezionamento di diverse tecnologie per la proiezione di contenuti digitali. Le due maggiori sono la tecnologia micromeccanica DLP, Digital Light Processing, sviluppata da Texas Instruments, che si basa sull'impiego di microscopici specchi, e la D-ILA, Direct Drive Image Light Amplifier della JVC, che si fonda sull'elettrificazione di cristalli liquidi applicati ad un chip di silicone[21].

Tali sistemi trovano applicazione in proiettori cinematografici digitali reperibili sul mercato, come il DP100 prodotto da Barco e i proiettori Christie Digital, che utilizzano il DLP, o il DLA-HD2K JVC, basato su D-ILA.

 

La maggior parte dei proiettori esistenti raggiunge una risoluzione dell'immagine di 2K, valore corrispondente a 2.100.000 pixel.

La pellicola cinematografica, se portata dal sistema continuo dell'emulsione fotosensibile al sistema discreto della codifica digitale, possiede una definizione quantificabile in circa 12 milioni di pixel.[22]

Il superiore formato 4K, da 12.700.000 pixel, appare comunque in grado di eliminare il gap qualitativo con la pellicola.

 

Nel 2005 l'emittente televisiva giapponese NHK ha mostrato la qualità video di un nuovo proiettore 8K[23], che, restituendo una definizione di quattro volte superiore a quella della pellicola, rende la cinematografia capace di donare allo spettatore esperienze visive sinora inedite.

 

Anche la Eastman Kodak, attualmente il principale fornitore mondiale di pellicola, si è avvicinata al business del D-cinema, proponendo soluzioni informatiche di gestione della sala. L'azienda spende molto in ricerca perché, si può supporre, cerca per sè una rinnovata collocazione nel mutato panorama cinematografico, così come aveva già fatto nell'ambito di un altro settore in cui era leader, la pellicola fotografica. L'avvento del digitale nella fotografia ha spinto infatti la Kodak a diventare essa stessa produttrice di fotocamere digitali.

 

La diffusione dei primi proiettori digitali ha dovuto affrontare due notevoli ostacoli. Il primo risiede nella diffidenza verso la reale possibilità di eguagliare la qualità della pellicola. I continui miglioramenti tecnologici del D-cinema, messo alla prova anche di fronte alla stampa mondiale in manifestazioni autorevoli come il Sundance Film Festival[24], hanno ormai fugato il timore di una qualità inadeguata.

Il secondo impedimento è rappresentato dall'alto costo dell'aggiornamento tecnologico. Un sistema Barco completo dieci anni fa costava 250.000 euro; nel 2005 il prezzo era già sceso del 70%, raggiungendo 85.000 euro. Come dichiara il responsabile del marketing di Barco, fattori come l'uso di nuovi chip della Texas Instrument, un nuovo design modulare e lenti speciali hanno ridotto ulteriormente il costo di un sistema di nuova generazione.[25]

 

Il parco sale mondiale è stimato consistere in oltre 100.000 unità.

La crescita del D-cinema tra il dicembre del 2005 e lo stesso mese del 2006 era stata stimata del 168% in Europa, e del 1.031% negli Stati Uniti.[26]

Nell'ottobre 2007 la Texas Instruments ha festeggiato il raggiungimento della soglia delle 5.000 installazioni, in attesa di arrivare a 10.000 schermi digitali entro la fine del 2008.[27]

Una previsione matematica sulla diffusione nelle sale dei sistemi digitali, alla luce dei dati attuali sulla loro presenza effettiva, prevede che il picco di adozioni dovrebbe manifestarsi entro il 2013, anno in cui la pellicola, secondo studi di mercato americani, verrebbe infine sorpassata.[28]

Il fatto che tra i nuovi acquirenti delle nuove tecnologie vi siano molte multisale, e non più solo isolate sale all’avanguardia, costituisce un ulteriore incentivo all'accelerazione della fase di transizione.

 

Al momento della stesura del presente elaborato, in Italia risultano esservi 18 cinema dotati di almeno un proiettore digitale con tecnologia DLP.[29] Le prime sale sono state quelle del cinema multisala Arcadia di Melzo, Milano.[30]

 

Il Digital Cinema Initiatives, consorzio con la finalità di definire gli standard per i sistemi di digital cinema, nel luglio 2005 ha rilasciato la prima versione di un documento generale che illustra le metodologie e i procedimenti per masterizzare correttamente un film digitale. Le operazioni volgono verso la creazione del DCP, Digital Cinema Package, il pacchetto che contiene tutti i file necessari alla proiezione digitale.

Le specifiche tecniche DCI stabiliscono anche altri dati, tra cui gli standard di codifica della traccia video e delle diverse tracce sonore, oltre che gli algoritmi per la crittografia dei dati e per la loro marcatura, al fine di scoraggiare la pirateria.[31]

 

Una volta creato il DCP, il processo di trasmissione del film digitale ai server della sala cinematografica può quindi avvenire tramite supporti molto diversi.

Possono essere usati dei medium fisici, quali nastri magnetici digitali, dischi rigidi, o dischi ottici. Questa pratica condivide però gli stessi limiti della consegna del 35mm.[32]

Una nuova possibilità consiste nella trasmissione via internet, o tramite una connessione in fibra ottica dedicata, che può raggiungere la velocità di trasferimento di 2.5 Gigabyte al secondo. In questo caso, così come nella consegna del supporto fisico, i costi per il distributore sono direttamente proporzionali al numero di sale da servire.

La soluzione ideale, infine, sembrerebbe la trasmissione satellitare. Il segnale potrebbe così essere inviato ad un bacino d'utenza molto ampio, ad un costo indipendente dal numero di parabole in ricezione. Conseguentemente, con l'aumentare delle sale diminuirebbe il costo pro capite per sala.

In passato era frequente che durante la trasmissione via satellite agenti atmosferici o altri fattori disturbassero la comunicazione, così che la copia master non risultasse più identica a quella effettivamente ricevuta. La struttura unidirezionale della trasmissione satellitare non permette la conferma della corretta ricezione dei dati, così che per ovviare all'inconveniente è comunque necessario un collegamento supplementare, solitamente DSL, destinato unicamente alla verifica dei file.

 

I vantaggi apportati dalla migrazione verso un sistema distributivo basato esclusivamente sulle copie digitali sarebbero rilevanti. Alcuni prettamente logistici, come l'emancipazione da magazzini e corrieri, altri anche di natura tecnica. Un esempio è la possiblità del D-cinema di riprodurre il film ad un framerate variabile, e non più fissato ai 24 fotogrammi al secondo propri del cinema in pellicola. In un film si potrebbe così decidere di avere un framerate altissimo solo in quelle scene così ricche d'azione da poter essere esaltate grazie a una tale scelta estetica.

 

Il Digital Cinema Package presenta inoltre grandi vantaggi per gli esercenti:

«Con il satellite, si possono spedire differenti colonne sonore: il cinema di un quartiere latino può mandare alle sei Salvate il soldato Ryan in inglese, alle otto in spagnolo.»[33]

 

Nel maggio 2002 viene fatto uscire nelle sale Guerre Stellari: Episodio II - L'attacco dei cloni (Star Wars: Episode II - Attack of the Clones, George Lucas). Lucas ha voluto che il film fosse proiettato in anteprima in 80 sale attrezzate con proiettori digitali, sottolineando con tale gesto come la visione in digitale del film aderisse maggiormente alla sua idea originale.[34]

 

Secondo Amaducci il progetto di Lucas, nel trasmettere il film ad alcune sale digitali via satellite, applicherebbe al cinema un'idea televisiva.[35] A dire il vero, le tecnologie attuali non possono ancora gestire la riproduzione in alta definizione di un film "in diretta". Si passa sempre dalla memorizzazione sul server della sala, tramite cui le proiezioni sono poi gestite nel rispetto degli accordi di distribuzione[36].

 

È però possibile utilizzare l'intera infrastruttura per altri scopi oltre che per la proiezione di prodotti cinematografici, come eventi dal vivo, sportivi o musicali. Questo valore aggiunto, sinora utilizzato solo in rare occasioni, potrebbe costituire un ulteriore incentivo all'adozione delle nuove tecnologie.

In Italia i motivi per cui il Digital Cinema non è ancora emerso con rilievo sono da ricercare nello scarso numero di titoli disponibili - meno di dieci in quattro anni[37] - e negli alti costi di installazione e di manutenzione dei proiettori digitali.

È quindi in corso una disputa su chi, tra le case di distribuzione o gli esercenti, debba sostenere la spesa di un aggiornamento tecnologico tanto oneroso. È necessario riconoscere che i vantaggi della transizione verso il Digital Cinema si manifesterebbero tutti a favore delle compagnie di distribuzione, per i motivi che abbiamo visto in precedenza, in primo luogo per l'abbattimento dei costi pro capite per ogni sala inclusa nel piano di distribuzione. Inoltre, nei cinque anni successivi alla prima proiezione di Episodio II di Lucas, solo 112 film sono stati distribuiti nella versione per la proiezione digitale. Sebbene solamente il 55% di questi titoli sia stato poi effettivamente proiettato negli Stati Uniti, un numero assai minore risulta aver raggiunto le sale del resto del mondo, per cui solo 12 film, ad esempio, hanno goduto della distribuzione nelle sale digitali giapponesi.[38]

 

Le sale cinematografiche possono comunque pensare di aumentare il proprio valore agli occhi dello spettatore fornendo alcuni servizi accessori in grado di agevolare e rendere più piacevole recarsi al cinema. Ad esempio, le sale possono adottare misure tecnologiche per facilitare l'acquisto del biglietto, prenotabile via internet, oppure adibire all'interno dei propri spazi punti di ristorazione o destinati alla vendita di merchandising o prodotti editoriali collegati ai film in programmazione.[39]

 

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